Un mare di rifiuti e gli investimenti sostenibili

La nostra terra è ricoperta per il 71% da acqua di cui il 97,5% è salata e, stando ai dati degli ultimi mesi, inquinata, soprattutto a causa dei rifiuti plastici che la stanno contaminando fin nella sua più piccola particella. Infatti all’aumento della superficie dei macro-rifiuti si affianca una concentrazione sempre più elevata e pericolosa di micro-plastiche che, ingerite dai pesci, arrivano direttamente sulle nostre tavole, contaminando il nostro stesso organismo.

Fingere che il problema non ci riguardi è impossibile, anche perché è molto più vicino di quanto si possa pensare. Sì, perché se la Pacific Trash Vortex, la più grande chiazza di immondizia mai avvistata, galleggia in mezzo al Pacifico (la sua estensione è pari a tre volte la superficie della Francia), il Mare Nostrum è stato recentemente definito The Mediterranean Plastic Soup, perché tra la Corsica e la Toscana è stata rilevata la più alta concentrazione di microplastiche al mondo (10 kg per km2).

Fortunatamente in questi ultimi anni c’è stata una presa di coscienza che fa ben sperare in un’inversione di rotta. La cultura ecologica è in crescita e si diffonde sempre di più grazie ad una comunicazione attenta, come quella della rivista che stai leggendo, ad azioni più plateali che smuovono le masse, come il caso di Greta Thunberg (la giovane attivista svedese simbolo della lotta al cambiamento climatico), a scelte radicali da parte di chi gestisce la produzione delle risorse e lo smaltimento dei rifiuti.
Anche i piccoli gesti possono giocare un ruolo fondamentale in questo processo. Ognuno di noi può contribuire al cambiamento con semplici azioni quotidiane, come, tra i più comuni, evitare gli imballaggi monouso in plastica e preferire l’uso di bottiglie di vetro.

Aiutare il ianeta con gli investimenti sostenibili

Ma è possibile fare anche di più. Come? Investendo una parte del proprio futuro finanziario in società che operano con principi ecosostenibili.
Il numero di imprese attente e sostenibili sta aumentando. Si tratta di società che, secondo i criteri ESG (ENVIRONMENTAL, SOCIAL, GOVERNANCE), hanno un elevato fattore “E”, ovvero il fattore Ambientale (Environmental), che certifica il loro contributo diretto al progresso ambientale.

Questo può significare, per esempio, che l’impresa gestisce in modo accurato non solo l’uso delle risorse (come l’acqua) ma soprattutto lo smaltimento dei rifiuti legati ai processi produttivi, rivestendo così un ruolo chiave nell’economia sostenibile e contribuendo per un futuro migliore.

Ecco quindi come la sfera economica possa davvero partecipare a questo processo di sostenibilità, rendendo i suoi stessi consumatori e sostenitori più responsabili.

Il nostro Pianeta è un’oasi naturale che l’uomo ha messo in crisi, a causa del suo comportamento poco attento. L’acqua è una delle risorse fondamentali, è la fonte vitale di ogni essere e di ogni processo economico. Per questo ridurne l’inquinamento deve essere una responsabilità.

Storia vecchia? No, urgenza contemporanea. Cominciamo da subito quindi a mettere in pratica comportamenti virtuosi per fare davvero la differenza!

Fabio Buoncompagni

Ready / numero 10 / anno 2019

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